L'avvento dei computer è stato un evento importantissimo per la storia dell'umanità che lascerà traccia per sempre anche nella storia dell'arte e soprattutto della fotografia. Ma quali saranno i suoi frutti? Questo è difficile a dirsi, perché ce ne saranno di buoni e di cattivi e la storia non è già scritta, la facciamo noi con le nostre idee e le nostre azioni. C'è di buonissimo che la creatività del fotografo può essere stimolata ed aiutata, c'è di cattivo che si può perdere il contatto con la fotografia vera e propria e che è molto più facile ingannare. Ma una cosa sicuramente cattiva c'è: mi pare proprio che il digitale ci stia facendo dimenticando la storia della fotografia, quella che dovremmo veramente conoscere meglio. Fare lo storico non è il mio mestiere e quindi so poco rispetto ai veri esperti, ma mi pare che in questo momento l'amnesia abbia colpito molti. Io invito tutti coloro che amano la fotografia a riflettere su quel che sta accadendo intorno alla definizione - o meglio intorno al concetto - di "foto creativa". Infatti questa non è una questione minore intorno al significato di una parola, ma è una questione profondamente importante per il significato e quindi per il futuro della fotografia e della fotografia come arte. Credo inoltre che chiarirci le idee su questo punto sia importante anche per non cadere nel dilettantismo nel peggior senso del termine. Prendo spunto dalla definizione che la PSA, Photographic Society of America, dà della "foto creativa", soprattutto perché questo è uno dei tanti esempi di un modo di pensare sbagliato molto diffuso. Ebbene la PSA ha deciso e scritto che la foto creativa è quella in cui si "altera la realtà". Ebbene questo è assurdo sia sul piano concettuale che su quello storico! È innanzitutto un grave errore perché il termine "foto creativa" è già stato usato in passato, soprattutto da alcuni fotografi americani della metà del novecento, soprattutto da Ansel Adams ma anche da Stieglitz, Weston etc, autori per i quali la foto creativa è interpretazione soggettiva della realtà, a volte interpretazione particolarissima ma assolutamente senza nessuna alterazione (se non quella ovvia dovuta alla sua trasposizione nel linguaggio fotografico). Gli "equivalents" di Stieglitz significavano che lui offriva, a chi guardava le sue foto, l'equivalente della realtà secondo la sua interpretazione. Adams tra tutti è stato il più esplicito ad usare in molti suoi scritti fin da 1932 il termine "foto creativa" per fotografie che pure non vogliono per niente alterare la realtà, quindi non è possibile dare oggi una definizione opposta della "foto creativa" e farlo significa portare la fotografia verso l'approssimazione e, mi dispiace dirlo, anche verso l'ignoranza. E sia ben chiaro che queste mie parole non vogliono essere "contro" nessuno ma solo "a favore" e nell'interesse di ciò che amiamo, la fotografia. Secondo la definizione "foto creativa = realtà alterata" non potrebbero essere ammesse come foto creative le foto di autori che 70 anni fa hanno detto per la prima volta che cos'era la "foto creativa"! Questa è una assurdità che genera molta confusione e che io prego tutti di evitare. Nel 1940 venne istituita per la prima volta in un museo di arte moderna una sezione stabile dedicata alla fotografia: era il MoMA di New York e la prima mostra di quella sezione fu dedicata alla fotografia creativa secondo i concetti espressi nel 1932 dal Gruppo f.64. C'erano opere di 32 fotografi tra i quali Walker Evans, Dorothea Lange, Edward Weston, Ansel Adams, Edward Steichen, Arnold Genthe, Henri Cartier-Bresson e addirittura Eugene Atget: questa era ed ancora è la fotografia creativa, altro che elaborazione! Il "Center for Creative Photography" è stato fondato nel 1970 all'Università dell'Arizona a partire dall'archivio di Ansel Adams e annovera tra i maggiori autori Eugene Smith... e potrei continuare. Vorrei davvero far capire una cosa importante: non confondere creatività ed elaborazione, e capire che l'elaborazione è solo uno dei modi di essere creativi, è anche nell'interesse della stessa fotografia elaborata, soprattutto dell'ormai straripante elaborazione digitale, che rischia altrimenti di non avere una sua identità precisa. Il fatto che l'uso del computer amplii moltissimo la possibilità di elaborazione è un fatto positivo per aiutare la creatività del fotografo e credo che dovremmo apprezzarlo (ovviamente solo se viene usato con onestà), ma l'equazione creatività = elaborazione, credere cioè che la creatività in fotografia sia unicamente elaborazione, è un errore che taglia le nostre radici. Se è vero che per crescere occorre allontanarsi dalle radici, è anche vero che non bisogna staccarsene, le foglie nuove sono lontane dalle radici ma mantengono con loro una comunicazione altrimenti in breve tempo seccano. Il nucleo più originale ed ancor oggi il più innovativo della fotografia come arte è dato dal poter dare la "migliore" rappresentazione della realtà rispetto alle altre arti figurative, e in ogni caso il fotografo è un artista quando usa il linguaggio fotografico per esprimere la creatività personale. L'elaborazione, digitale o no, è un ramo che sicuramente nasce dal tronco della creatività, ma il tronco è nato prima e, se vogliamo ancora parlare di fotografia, è da quel tronco che deve passare la sua linfa vitale: andare contro la nostra storia è tagliare quel tronco. Una definizione deve essere la sintesi di un giusto concetto e quella che stiamo cercando per la sezione a cui si riferisce la PSA c'è già ed è "elaborazione fotografica", che può essere o no fatta con il computer; tra l'altro esiste già ed è usato da diverso tempo il termine "contemporary" e allora perché usare un'altra definizione assolutamente sbagliata? Insisto: rendiamoci conto che se - per assurdo - Ansel Adams inviasse oggi nella sezione "foto creativa" - così goffamente definita come quella che "altera la realtà"- la sua celebre "Frozen Lake and Cliffs, Sierra Nevada, 1932" o la meravigliosa "Leaves, Mills College, c.1932", ebbene in base a questa definizione di oggi dovremmo escludere come non creative quelle foto che lui, Stieglitz, Weston e molti altri hanno indicato per la prima volta come un esempio di foto creativa, scrivendo una parte fondamentale della storia della fotografia! Meditiamo bene su questo, perché tirando fuori queste corbellerie ci stiamo prendendo in giro e ci faremo prendere in giro. Carlo Delli 2005 |